Quanto conta il fattore umano nell’Industria 4.0?
➡️ Ma va anche ripensato il rapporto tra macchine e fattore umano: quanto è importante il coinvolgimento delle persone all’interno dell’Industria 4.0 e come è possibile farlo per sfruttare al massimo questi nuovi cambiamenti?
Parola chiave: integrazione
✔️ Non si tratta solo di sinergia tra IT (Information Technology) e OT (Operational Technology) ma di un più ampio coinvolgimento di ogni reparto industriale nella selezione e successiva gestione della grande quantità di dati che Industria 4.0 e IoT portano necessariamente con loro.
➡️ Per rendere questo processo il più efficiente possibile occorre appunto integrare ma anche semplificare, quindi sia facilitare l’installazione di nuove tecnologie 4.0 in contesti già esistenti che metterle a disposizione in maniera il più possibile rapida e intuitiva, aggiornando (in meglio) il rapporto tra persone e macchine.
La centralità del fattore umano
✔️ Il nodo della questione è quale ruolo debba avere il fattore umano in questo cambiamento epocale del modo di fare industria.
In un’interessante ricerca l’Osservatorio Industria 4.0 suggerisce che per mantenere la centralità del fattore umano all’interno dei nuovi contesti 4.0 è necessario che le imprese accrescano le proprie competenze, sia per quanto riguarda le selezioni delle risorse umane che relativamente alla formazione in generale. Le “Skill 4.0” presuppongono nuove competenze necessarie alla gestione delle nuove tecnologie per l’amministrazione dei dati, per la privacy, per la cibersecurity e molto altro.
➡️ Quindi occorre evolversi per non perdere il proprio ruolo all’interno di contesti produttivi che potenzialmente possono rendere obsoleta la presenza umana, per sfruttare gli aspetti che necessitano comunque dell’apporto delle persone, purché abbiano saputo evolvere le proprie competenze per intercettare questi “punti ciechi” presenti nella catena produttiva, su cui le competenze delle macchine non sono sufficienti.
Tipologie di applicazioni pratiche 4.0
La ricerca dell’Osservatorio Industria 4.0 ha identificato (per quanto riguarda l’Italia) tre grandi aree aziendali e i trend con cui si stanno distribuendo le applicazioni pratiche relative all’Industria 4.0, che richiedono appunto le “nuove competenze” di cui abbiamo appena parlato:
⭕️ Smart Factory, che comprende produzione, logistica, manutenzione, qualità e sicurezza e per le quali vengono utilizzate soprattutto soluzioni di Industrial IoT (l’applicazione industriale dell’IoT, identificata con l’acronimo IIoT), Industrial Analytics (la gestione e l’elaborazione della grande mole di dati prodotta), Advanced HMI (“Human-Machine Interface”, i nuovi strumenti di interazione uomo macchina a cui abbiamo accennato precedentemente) e Advanced Automation (i sistemi avanzati relativi all’automazione);
⭕️ Smart Supply Chain, che include l’ottimizzazione della catena di produzione secondo i nuovi standard dell’Industria 4.0, perfezionata soprattutto attraverso Industrial Analytics e IIoT;
⭕️ Smart Lifecycle, vale a dire lo sviluppo e la gestione a tutto tondo del prodotto, dallo sviluppo al ciclo di vita, fino alla gestione dei fornitori. Queste tematiche vengono gestite principalmente con IIoT, Industrial Analytics e piattaforme Cloud.
Siamo testimoni di un passaggio storico enorme nel campo dell’industria, che sta rivoluzionando e cambierà la concezione stessa dei sistemi di produzione. Non si tratta solo di adeguarsi ma di cogliere l’opportunità e saper sfruttare il cambiamento a proprio vantaggio, reinventandosi se necessario, per mantenere costante la centralità del fattore umano.
